IL CALZONE

Casella di testo: Il calzone ha lo stesso impasto della pizza e viene cotto sempre nel forno a legna.                                                                                                La differenza è nella forma ,anzicchè tonda, è ripiegata e all'interno contiene ricotta provola, fiordilatte, salame ,cicoli e prosciutto cotto con un po' di sugo. Il pepe non manca mai. 
E' molto simile alla pizza fritta ma è al forno.

LA PIZZA NAPOLETANA FRITTA

La pizza napoletana fritta è un'ulteriore testimonianza della creattività dei napoletani. Alla fine della seconda guerra mondiale la città, come tutto il Paese del resto, era prostrata, priva di tutto. Anche la pizza napoletana era diventata quasi un lusso: per farla ci voleva il forno a legna, e poi andava condita con la mozzarella e il pomodoro, che spesso non si trovavano, e comunque costavano. Ci voleva qualcosa di facile da fare per chi doveva venderlo, e di economico per chi doveva comprarlo.
Fu così che il napoletano inventò la "pizza fritta". L'impasto è lo stesso della pizza "classica", semplice ed economico: acqua, sale, farina e lievito. Poi però niente forno a legna: bastava una grossa padella piena d'olio (che veniva cambiato raramente), nella quale l'impasto veniva messo a friggere.
La pizza fritta, rotondeggiante, della forma della padella che la conteneva, era imbottita degli ingredienti meno costosi che si potessero trovare allora: la ricotta e i cicoli.
La ricotta arrivava in città dalla campagna, con i contadini che venivano a vendere la loro roba. Costava poco, e non sempre era abbastanza saporita: ci si aggiungeva allora un po' di pepe, e soprattutto i "cicoli": i pezzetti di grasso di maiale, anch'essi poco costosi, che sprigionavano un grande profumo.
La pizza (napulitana) fritta fu insomma un geniale sistema per aiutare le famiglie napoletane a sbarcare il lunario in quei terribili giorni. Fuori dal basso venivano portate la "fornacella" e un bel padellone, e si poteva cominciare. Non mancavano le iniziative promozionali: famosa era la "pizza a otto", chiamata così perché si poteva avere subito, ma si pagava dopo otto giorni.
Oggi la pizza fritta, che era stata un "arrangiamento" tutto napoletano per tirare avanti, senza però rinunciare all'idea della pizza, è poco richiesta, e la si può trovare soltanto in qualche pizzeria. Ma solo a Napoli e dintorni: nonostante sia facile da fare, la pizza fritta non è stata esportata nel mondo. E perciò non esiste un disciplinare che la garantisca e la protegga.
Della pizza napulitana fritta, e del periodo del suo massimo fulgore, è rimasta comunque una testimonianza visiva illustre (ed esilarante) nell'episodio de "L'oro di Napoli", regia di Vittorio De Sica, in cui Giacomo Furia, venditore di pizze fritte, va all'affannosa ricerca di un anello che la moglie infedele, una stupenda Sophia Loren, finge di aver perso nell'impasto (lo aveva invece lasciato a casa dell'amante).

 

 

'A PEZZELLA FRITTA

Tutt'altra storia è quella della cosiddetta "pizzella (o pezzella) fritta".
La pezzella fritta va considerata l'erede della "pasta crisciuta", venduta per le strade di Napoli fin dall'800: le friggitorie ne producevano in grande quantità, e costituivano lo "snack" dei napoletani, che le amavano molto. L'impasto era quello della pizza napoletana, però fritto nell'olio bollente, e non cotto nel forno a legna. La "pasta cresciuta" era "inzevatissima": trasudava olio da tutti i pori, ma era buonissima.
Oggi le friggitorie a Napoli sono molto diminuite, anche se non del tutto scomparse. Sono tuttora famosi i "sciurilli": i fiori di zucca fritti nell'impasto della pasta cresciuta.
La "pezzella fritta" non era invece un prodotto "da strada": si faceva (e si fa, anche se molto meno spesso) in casa.
Quando avanzava dell'olio di frittura, si preparava il classico impasto, a cui veniva fatta assumere la forma della padella in cui veniva fritto. Niente imbottitura, nella "pezzella fritta": a frittura quasi ultimata, viene messa un po' di mozzarella, che col calore "si squaglia" e diventa filante, e un po' di pomodoro (spesso della salsa rimasta), più una fogliolina di basilico.

A VASENICOLA

 

Il pagnottiello è una specialità a metà strada tra la pizza e il panino. E' in sostanza un pezzo di pasta di pizza messo a cuocere nel forno a legna: a metà cottura lo si tira fuori dal forno, lo si taglia in due, e lo si imbottisce con mozzarella e prosciutto. Poi lo si reintroduce per pochi secondi nel forno.
Il pagnottiello, mai comunque troppo diffuso, sta vivendo oggi una discreta stagione.